L’importanza e la diffusione dello sport nei giovani under 18

Lo sport riveste un grande valore per bambini e adolescenti, in quanto contribuisce al perseguimento di obiettivi sociali, culturali e politici tra i quali, per esempio: favorire l’inclusione sociale, l’educazione, la pace e la coesione sociale, ridurre la devianza giovanile. La letteratura psicologica ha evidenziato che praticare attività sportiva sin dall’infanzia favorisce lo sviluppo psicomotorio e relazionale, contribuendo all’accrescimento di un’adeguata regolazione emotiva e di tolleranza alle frustrazioni.
Nel 2017 il presidente dell’Istat Giorgio Alleva, illustrando i risultati dell’indagine “I Cittadini e il Tempo Libero” condotta nel 2015, ha evidenziato che gli italiani che praticano sport nel tempo libero sono oltre 20 milioni, un terzo della popolazione da 3 anni e più. I bambini al di sotto dei 14 anni rappresentano un quinto degli sportivi; ormai 6 ragazzi su 10 e 1 ragazza su 2 praticano sport in modo continuativo. Rispetto al passato è diminuita l’età media di inizio della pratica sportiva, con le nuove generazioni che mostrano livelli di attività superiori a quelli delle generazioni precedenti. Mentre i meno giovani tendono maggiormente a praticare sport in autonomia, circa l’89% fra i 3 e i 14 anni è seguito da un istruttore o da un allenatore.

Lo sport non è sempre uno spazio sicuro

Soltanto da pochi anni è diventato evidente che lo sport non sempre è uno spazio sicuro per i giovani e che gli stessi tipi di violenza perpetrati nelle famiglie e nella comunità possono verificarsi nel contesto sportivo. Come sostiene Paulo David (Human Rights in Youth Sport: A critical review of children’s rights in competitive sports, 2005) riguardo ai giovani atleti e nello spirito dell’articolo 29 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia, agli allenatori, ai volontari e ai professionisti che lavorano in ambito sportivo è richiesto di assicurare che lo sport sia praticato in una cultura di comprensione, pace, tolleranza, parità di genere, amicizia e fair play tra tutte le persone coinvolte. La Convenzione sui diritti dell’Infanzia, all’articolo 31, sostiene che gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Gli Stati rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

La Carta bianca sullo Sport dell’EU esplicita che abusi e molestie sessuali su minori nello sport devono essere combattuti. La Commissione esprimeva l’intenzione di proporre agli Stati membri e alle organizzazioni sportive di cooperare per la protezione dell’integrità morale e fisica dei giovani attraverso la diffusione di informazioni sulla legislazione vigente, la definizione di norme minime e scambio di best practices (4.5 Protection of minors White Paper on Sport – COM(2007) 391 final).

Le associazioni di diritti umani e di tutela dei minori e le comunità sportive soltanto da poco tempo hanno intrapreso progetti condivisi. La necessità di sviluppare un framework sui diritti umani e contro la violenza nello sport, promossa a livello internazionale con grandi sforzi nell’ambito della tutela delle diseguaglianze di genere, soltanto da poco si sta diffondendo anche riguardo la violenza nei confronti di bambini e adolescenti.

Territorio di attuazione del Progetto

Il contesto territoriale di attuazione del progetto riguarda la regione Abruzzo nella quale il fenomeno del maltrattamento dei bambini risulta ancora sommerso con una bassa presenza di servizi di tutela. L’indagine CESVI (Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia – 2018 e 2019) evidenzia che l’Abruzzo è al 15° posto tra le regioni per presenza di fattori di rischio e di servizi per i maltrattamenti. Questi dati riguardano il fenomeno della violenza sui minori in senso lato, mancando stime specifiche, in Italia e nelle diverse regioni, inerenti la perpetrazione di abusi sui minori nel contesto sportivo. Anche i dati sulla violenza e maltrattamenti nel mondo dello sport sono scarsi. Il report dell’Unicef, PROTECTING CHILDREN FROM VIOLENCE IN SPORT (2010), non è riuscito a stimare la violenza contro i bambini nel contesto sportivo.
Il progetto Safe Place Safe Play sarà realizzato tramite una stretta sinergia tra l’Università g. d’Annunzio e due associazioni del terzo settore che lavorano da anni nell’ambito della tutela dei minori vittime di maltrattamenti e abusi con il supporto del CONI Abruzzo e di altre importanti realtà locali che hanno deciso di favorirne la realizzazione, ossia il tribunale per i minorenni de L’Aquila, l’Assessorato alla Salute, Famiglia e Pari Opportunità, l’Assessorato alle Politiche Sociali e l’Ordine degli Psicologi della regione Abruzzo.
La regione Abruzzo non presenta significative azioni in questo contesto e tale carenza risulta, purtroppo, in linea con quanto avviene nel panorama nazionale. Nel 2010 Unicef ha pubblicato il report “Protecting children from violence in sport” che illustra i principali risultati di un’indagine internazionale finalizzata a definire le varie forme di violenza sui minori in ambito sportivo, la loro prevalenza e le iniziative di contrasto esistenti fino al 2007. La ricerca ha definito molteplici aspetti del fenomeno e fornito, tramite esempi di buone e cattive prassi, preziose indicazioni alle organizzazioni sportive. Sono emersi pochi studi di prevalenza, effettuati peraltro con metodologie differenti che non consentono di aver stime significative del fenomeno, e limitate iniziative attuate sino ad allora soltanto in Australia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti. Nelle conclusioni, il report raccomanda di:

  • raccogliere dati sulla prevalenza del fenomeno che possano ampliarne la conoscenza

  • sviluppare modelli e programmi di prevenzione volti a ridurre ed eliminare la violenza nei confronti dei bambini nello sport

  • promuovere linee guida e codici etici di condotta nell’ambito del sistema di prevenzione.

L’attuazione di queste azioni consentirà, secondo gli esperti autori dell’indagine, di realizzare miglioramenti significativi nella promozione e protezione dei diritti dei bambini nello sport.
Nel 2014 il Consiglio dell’Unione Europea ha invitato la Commissione Europea ad effettuare uno studio volto a valutare la natura e l’estensione della violenza di genere nello sport (Conclusioni Consiglio sulla parità di genere nello sport18). Nel 2015, l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA) ha incaricato Yellow Window di condurre questo studio al fine di aumentare le conoscenze sulla violenza di genere nello sport in tutta l’UE e migliorare la politica europea in questo settore. Lo studio ha coinvolto i 28 paesi membri dell’EU e comprendeva nella violenza di genere anche varie forme di abusi perpetrati sui minori. I risultati di quest’altra indagine hanno evidenziato in Italia la presenza di un adeguato quadro normativo a tutela dell’infanzia, estensibile anche all’ambito sportivo, che testimonia i numerosi sforzi effettuati dal Governo italiano tramite l’adozione di leggi e politiche contro la violenza e i maltrattamenti all’infanzia. Sono emerse, invece, diverse criticità nel nostro Paese riguardo azioni di contrasto e prevenzione della violenza a danno dei minori in ambito sportivo. Manca, per esempio, un documento evidence-based di policy e un codice etico di condotta condiviso e diffuso a livello nazionale contenente non solo linee-guida in materia di abuso sui minori nello sport, ma anche indicazioni riguardo strategie di prevenzione, di riduzione del rischio e di risoluzione a lungo termine del fenomeno.
Il 13 febbraio 2021 si è insediato il tavolo tecnico istituito dal Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri che elaborerà un codice etico, partendo anche da esperienze di altre organizzazioni internazionali, e collaborerà alla sua diffusione e integrazione nel territorio. L’obiettivo di questa recentissima pregevole iniziativa è garantire a tutti i giovani atleti, senza distinzione e discriminazione, di praticare lo sport in sicurezza, in un ambiente sano e sicuro.
Nel panorama nazionale sembrano ancora molto limitate le iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione in questo contesto. In sintesi, in Italia ed anche nella regione Abruzzo si rileva una grande esigenza di sviluppare politiche adeguate volte a prevenire e a contrastare adeguatamente la violenza sui minori nell’ambito sportivo.

Le diverse forme di abuso nello sport

Il fenomeno della violenza sui minori in ambito sportivo, poco indagato da indagini empiriche, può estrinsecarsi in molteplici forme come evidenziato nell’International Olympic Committee consensus statement: harassment and abuse (non-accidental violence) in sport (2016), tra cui, per esempio:

  • svalutazione psicologica o umiliazione basata sul genere, sulla forma del corpo o sulla prestazione

  • indebita pressione sui giovani atleti per raggiungere alte prestazioni (specie in sport altamente competitivi)

  • prestazioni sessuali richieste come prerequisito per essere selezionati in squadra o per avere privilegi
  • riti di iniziazione fisicamente dannosi o rituali sessualmente degradanti (nonnismo)

  • regimi nutrizionali e di perdita di peso che portano a disturbi alimentari o a problemi di salute

  • pestaggi e altre forme di punizione fisica come stimolo al miglioramento delle prestazioni

  • lesioni dovute all’assunzione di rischi forzati in ambienti estremi

  • doping o uso di sostanze per il miglioramento delle prestazioni

  • richiedere ai giovani atleti di giocare in caso di infortunio
  • uso dell’esercizio fisico come punizione

  • negazione di riposo e di cure sufficienti

  • eccessiva pressione psicologica da parte dei genitori nei confronti dei figli tramite comportamenti abusivi e violenti o che trasmettono indifferenza e distacco emotivo.

La relazione tra atleta/bambino e coach/mentore, soprattutto in una fascia di età molto giovane, è caratterizzata da ammirazione e fiducia da parte dei bambini ed anche dei genitori che affidano i loro figli, spesso per molte ore a settimana, ad altri adulti. Ciò che contraddistingue, quindi, il contesto sportivo in cui i piccoli atleti si trovano a trascorrere molto tempo è un circolo di fiducia che comprende famiglia, istruttori/allenatori e bambini. Tale peculiare relazione può configurarsi sia come un potenziale fattore di protezione, laddove minori in difficoltà potrebbero portare il loro malessere trovando aiuto e sostegno, sia come un fattore di rischio quando il rapporto di fiducia viene utilizzato per perpetrare avvicinamenti impropri e abusi su soggetti deboli.

Conseguenze degli abusi

Le conseguenze sulla psiche e sul benessere di vittime di abusi possono essere di diverso tipo: a livello fisico vi è il rischio di sviluppare disturbi dell’alimentazione, perdita della performance, infortuni, malattie sessualmente trasmissibili e autolesionismo; a livello psicologico, invece, si rilevano bassa autostima, ansia, disturbo post-traumatico da stress, disturbi dell’umore, depressione e ideazione suicidaria. Gli abusi in ambito sportivo non hanno ricadute negative solo sulle vittime, ma anche sulle stesse associazioni e società sportive che subiscono grosse perdite in termini di visibilità e supporters, iscrizioni, sponsors e guadagni, credibilità e fiducia da parte dei tesserati e dell’ambiente sportivo. Probabilmente è per queste ragioni che quando si verificano eventi critici in materia di abuso e violenza sessuale, spesso i dirigenti preferiscono gestire privatamente e nel silenzio la situazione.

Conclusioni del Consiglio d’Europa e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri sulla tutela dei minori nello sport (2019/C 419/01) 

Il consiglio e i rappresentanti dei governi degli stati membri, riuniti in sede di consiglio riconoscendo quanto segue:

  • Affinché i minori possano vivere l’attività sportiva come un hobby e crescere da atleti, la loro tutela nello sport è un presupposto fondamentale. Inoltre, è opportuno adottare uno stile di vita attivo durante l’infanzia. Praticare lo sport in giovane età può contribuire, nel lungo periodo, alla salute, al benessere, alla capacità di lavorare e all’inclusione sociale dei cittadini, come pure allo sviluppo di competenze, capacità e conoscenze, compresa la cittadinanza attiva.

  • L’articolo 19, paragrafo 1, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo fornisce la base del quadro giuridico per la tutela dei minori ( 1 ). Inoltre, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea riconosce il diritto dei minori alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Ai sensi dell’articolo 165 TFUE, proteggere l’integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi, è un modo per sviluppare la dimensione europea dello sport e quindi un obiettivo specifico dell’azione dell’Unione in tale settore.

  • La tutela dei minori nello sport dovrebbe essere intesa, in senso lato, quale forma di protezione di tutti i minori da danni, abusi, violenze, sfruttamento e abbandono. La tutela dei minori comporta una serie di azioni che aiutano a far sì che tutti i minori che prendono parte all’attività sportiva ne traggano un’esperienza positiva.

  • Gli Stati membri hanno riconosciuto che un ambiente sicuro costituisce un presupposto fondamentale per rafforzare l’attività fisica dei minori e negli ultimi anni hanno adottato diverse misure concrete per rendere le attività sportive più sicure per i minori, ad esempio migliorando la legislazione e sviluppando progetti mirati.

  • A livello dell’UE, gli Stati membri hanno scambiato buone pratiche e sono stati finanziati vari progetti a titolo del programma Erasmus+ e del programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza. Resta tuttavia opportuno rafforzare i lavori e gli sforzi effettuati in tale contesto.

INVITANO IL MOVIMENTO SPORTIVO A:

  • Garantire, se del caso in cooperazione con gli Stati membri, che i minori siano e si sentano al sicuro nello sport, e che siano ascoltati e trattati in modo equo e rispettoso, al fine di aiutarli a sviluppare una sana autostima.

  • Garantire, ove opportuno, che in ogni contesto agonistico siano rispettate le fasi di crescita dei minori e la differenziazione di genere.

  • Attuare adeguate procedure di salvaguardia al fine di evitare il rischio che i minori subiscano danni fisici ed emotivi.
  • Sviluppare formazioni e un insieme chiaro di orientamenti e regolamentazioni per garantire che le organizzazioni sportive rispondano efficacemente all’esigenza di tutelare i minori, e adottare misure quali ad esempio la nomina di un Mediatore indipendente tenuto alla riservatezza come persona di contatto per i minori che sono vittime di violenza e/o abusi nello sport.

  • Effettuare il controllo dei precedenti personali, compreso nei casi di mobilità transfrontaliera, sul personale sportivo e sui volontari nel settore dello sport, ove opportuno, che lavorano a contatto con minori, conformemente ai pertinenti quadri giuridici.
  • Collaborare con le autorità di contrasto, le agenzie e le organizzazioni responsabili per la protezione dei minori, in particolare al fine di sostenere le vittime minorenni.

Recenti novità in tema di violenza in ambito sportivo

Nel contesto sportivo italiano di recente sono state adottate iniziative concrete per dare attuazione alle più recenti linee di indirizzo del Comitato Internazionale Olimpico (C.I.O.) in tema di “politiche di salvaguardia” (safeguarding policies) che stanno trovando applicazione pratica anche all’estero.
L’obiettivo dell’azione del C.I.O., in conseguenza degli scandali internazionali emersi di recente, è stato di potenziare il sostegno agli atleti attraverso significative azioni finalizzate alla loro salvaguardia, adottando politiche e procedure mirate a:

  • proteggere gli atleti da ogni genere di abuso;

  • proteggere l’integrità dello sport e delle sue istituzioni;

  • proteggere chi lavora nello sport;

  • promuovere i valori dello sport sicuro.

La “Safeguarding Policy” adottata dal C.I.O. e assunta a linea di indirizzo da adottare in tutto lo sport mondiale, si propone di fornire una risposta all’esigenza di contrastare fenomeni degenerativi che non devono trovare spazio o tolleranza in ambito sportivoLa policy codifica azioni e comportamenti volti a promuovere il benessere di tutti coloro che fanno parte del mondo dello sport (atleti, allenatori, dirigenti, operatori e atleti) e a proteggere, in particolare, gli atleti da abusi e maltrattamenti prevenendo le conseguenze dannose per la salute.La strategia di sviluppo di una corretta politica di salvaguardia deve prevedere:

  • lo sviluppo di politiche e procedure coerenti;

  • l’individuazione di meccanismi chiari di prevenzione;
  • la corretta gestione delle segnalazioni di qualsiasi tipo di abuso.

Squilibrio di potere nella relazione allenatore-atleta

Lo squilibrio di potere (power imbalance) si determina ogni qual volta una persona esercita sull’altra un potere di supervisione, valutazione o comunque di autorità. Nel rapporto tra atleta e allenatore questo squilibrio si deve presumere sempre.
Nell’ambito della relazione allenatore-atleta è importante definire chiaramente le condotte vietate o controindicate, alcune delle quali potrebbero anche non necessariamente configurarsi come una violazione disciplinare e/o penale, ma che diviene tale – e si trasforma in violazione disciplinarmente rilevante – dal momento in cui la partecipazione al mondo dello sport costituisce un privilegio.
Alcune condotte vietate o controindicate tali da incidere sulla libera appartenenza al mondo dello sport sono:

  • avere precedenti penali, ancor più se inerenti abusi e violenze;

  • aver commesso in precedenza abusi su minori;

  • aver attuato in precedenza cattive condotte sessuali o atti di molestia e/o bullismo;

  • aver attuato in precedenza cattive condotte emotive o fisiche;
  • aver in precedenza tollerato o favorito le condotte inappropriate di cui sopra;

  • aver intrattenuto relazioni romantiche in ambito sportivo, in costanza di squilibrio di ruoli.

Partecipa anche tu al cambiamento e alla tutela dei tuoi giovani atleti

Nel nostro progetto abbiamo realizzeremo un codice etico e di condotta e un documento di policy in materia di abusi sui minori nello sport. I referenti esperti del network interistituzionale istituito nell’ambito del Progetto Safe Place safe Play si sono occupati della stesura di un codice etico e di condotta e di un documento di policy, con le seguenti finalità:

  • aumentare gli standard di sicurezza e comportamento nelle società e associazioni sportive;
  • rendere espliciti i valori condivisi e lo spirito dello sport, in linea con quanto richiesto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia;

  • sviluppare azioni mirate a prevenire e a contrastare la violenza e l’abuso sui minori in ambito sportivo anche tramite l’ampliamento di conoscenze inerenti sia le modalità di identificazione di potenziali comportamenti abusanti sia le procedure di segnalazione alle autorità competenti

Secondo l’esperienza internazionale, il codice etico rappresenta uno strumento per aumentare gli standard di sicurezza e comportamento, oltre che rendere espliciti i valori condivisi e lo spirito dello sport, in linea con quanto richiesto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia.

Gli obiettivi della costituzione del codice etico e di condotta sono:

  • comunicare valori fondamentali e condivisi che riflettano il consenso globale rispetto alla violenza sui minori nello sport;

  • fornire una dichiarazione dei principi etici in relazione alla violenza sui minori nello sport che permetta di fornire una linea di azione rispetto ai dilemmi etici associati ai comportamenti a rischio;

  • fornire un supporto a livello regionale e nazionale alle dirigenze sportive per adeguare e aumentare gli standard di condotta in relazione ai comportamenti a rischio associati alla violenza sui minori. La struttura del codice etico e di condotta conterrà: una sezione che descrive gli standard basati sui principi di consenso generali condivisi dall’Unione Europea che sia una guida chiara ed esplicita per supportare dirigenti e associazioni a prendere decisioni informate nelle situazioni eticamente ambigue, una serie di regole che descrivono i comportamenti scorretti e le modalità per gestirli.

In base ai contenuti proposti dal codice etico e di condotta, il documento di policy intende delineare azioni mirate a prevenire e contrastare la violenza e l’abuso sui minori in ambito sportivo. Tali azioni hanno modalità di implementazione differenti a seconda del ruolo ricoperto. Per quanto riguarda i dirigenti sportivi essi dovranno:

  • promuovere il codice etico e di condotta e agire contro chi non lo rispetta;

  • fornire supporto sia fisico che psicologico alle vittime;

  • promuovere, tramite l’ausilio di esperti, programmi di educazione rispetto ai comportamenti adeguati e ai fattori di rischio;

  • coinvolgere genitori, caregivers, operatori e atleti nella promozione della sicurezza e del benessere in ambito sportivo mantenendo un approccio multidisciplinare coinvolgendo altre tipologie di professionisti nella realizzazione di programmi di prevenzione.

La policy, per quanto riguarda gli atleti, propone che essi siano a conoscenza dei loro diritti e delle modalità attraverso cui chiedere aiuto; ma soprattutto che siano di supporto ai loro compagni, sia fisicamente che psicologicamente, aiutandoli a denunciare alla dirigenza e a chiedere aiuto per eventuali violenze subite.

Nel documento sono fornite informazioni rispetto al riconoscimento di elementi che gli allenatori dovranno imparare a riconoscere nei loro giovani atleti e a rispondervi in maniera efficace e tempestiva; sono, inoltre, riportati contatti di esperti a cui potersi rivolgere per chiedere aiuto e supporto nella gestione di situazioni critiche e le modalità per riportare eventuali comportamenti negativi o sospetti di abuso e violenza.